GIOVANNI ERCOLI

17 dicembre 2022 – 14 gennaio 2023

L’Essere, il più sensibile delle materie, “agisce come formante prima ancora di essere forma… niente si può fare senza inventare il modo di fare, fino a dire che l’intera vita spirituale è arte”
L. Pareyson

«Da più di un ventennio la tecnica si è molto semplificata, la misura dei quadretti si è ridotta, la strumentazione si è fatta essenziale.
Inventarsi una sorta di home sign, ecco ciò che ho fatto, una lingua domestica, quando quella articolata di uso pubblico non ha avuto modo di strutturarsi compiutamente.
Una miscela di tempi morti, noia, empatia, pazienza, attesa, cieco esercizio.
Inizialmente mi sembrava di dipingere in bianco e nero, mi sono accorto poi che il grigio è in realtà il Soggetto della mia ricerca, il tema strutturale che la sostanzia.
Non c’è disegno, finalità, progetto – essendo l’“opera” impossibile per me – piuttosto un vagare, un perdersi, un distrarsi perché dagli stati biologici profondi qualcosa possa emergere: istanze psichiche primarie trasformate in paesaggi, in topografie della mente. Si tratta di un‘improvvisazione controllata, la coscienza, pur operando, dev’essere sospesa. Operando in questo modo, l’atto è già portatore di un suo senso.
Preparato il supporto, l’esercizio più difficile consiste nel darsi tempo: il tempo lungo dei fenomeni geologici.
Indietreggiare finché qualcosa non oltrepassi la soglia del sensibile: è nell’atto che se ne prende visione. Non è un atto di volontà, né di appropriazione.
Sono movimenti compulsivi, ossessivamente reiterati, di braccio, polso, mano, una sorta di Tic, di Lapsus, di Coazione a ripetere in cui è il corpo a produrre senso.
Pochi sono i quadretti che successivamente scampano a revisioni, modificazioni, cambiamenti, trasformazioni: cancellazioni per lo più.
Compiendosi così l’intero ciclo di creazione e decreazione.»

(Giovanni Ercoli)